Che cosa è un Karate Gi?
Il tuo karate gi era inizialmente un’attrezzatura da lavoro tradizionale utilizzata dagli agricoltori giapponesi in campagna. È stato usato perché era comodo. Ma, come tutti sapete, nella cultura giapponese nulla è ciò che sembra essere e tutto ha più significati. La cintura è fatta per tenere stretto il kimono, ma anche il nodo ha una funzione energetica, applica pressione sul tuo hara, dove i giapponesi credono che la nostra anima viva, dove gli indiani localizzano lo Svadisthana chakra, il nostro chakra sacro dove risiede la nostra forza vitale. Anche il modo in cui la cintura è stretta ricorda il modo in cui il chakra ruota.
All’inizio, il gi non era bianco, era più marrone-grigio. Ora, essendo bianco, ricorda come tutti in modo simbolico, che siamo tutti uguali anche se le nostre cinture hanno colori diversi (questo è stato poi introdotto da Jigoro Kano, il fondatore di Judo). Il bianco è il colore della purezza, innocenza, luce, bontà, cielo, sicurezza, brillantezza, illuminazione, comprensione, pulizia, fede, inizi, spiritualità, umiltà, sincerità e protezione. Ci rende tutti uno.
Più tardi, Sosai ha aggiunto il kanji Kyokushin, che non è solo decorazione. È un simbolo potente con significati sorprendenti che trasforma il nostro gi in un indumento sacro. Il nostro gi diventa un tempio che indossiamo. Diventa un promemoria del modo in cui siamo. Ci fa sedere dritti, impone un atteggiamento positivo e spirituale.
Non puoi ballare nel tuo gi, non puoi comportarti come un punk, devi indossarlo con dignità e rispetto. È irrispettoso indossarlo aperto, con la cintura dietro il collo, come vediamo tante volte. Il gi fa una grande differenza tra le arti marziali, budo, e altri sport. È un promemoria che siamo su una via spirituale, non solo su una fisica. Questa funzione simbolica dovrebbe farci trattare con maggiore rispetto, ed è per questo che, a volte mi dispiace vedere che sempre più persone preferiscono gli abiti tecnici in allenamento al posto del gi. Perdiamo tutto ciò che è sacro e diventiamo completamente materialisti.
Wallmen Harris
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