Inclusio

I rabbini del Talmud erano a conoscenza delle occorrenze di inclusio nella Bibbia, come dimostra il commento di Rabbi Yohanan nel Talmud babilonese, Berakhot 10a che “Ogni salmo caro a Davide si apriva con “Ashrei” (“felice è lui) e si chiudeva con “Ashrei”. Redattori del documento rabbinico spesso fatto uso di inclusio per segnare i punti finali di unità letterarie di diverse dimensioni e, eventualmente, per suggerire connessioni concettuali tra affermazioni apparentemente disparate. Alla fine della Mishnah, trattato Kelim, Rabbi Yose nota esplicitamente il fenomeno: “Felice tu, Kelim, in quanto hai aperto con impurità e sei partito con purezza.”Tractate Berakhot, che si apre con una discussione delle leggi di recitare il Shema Yisrael (“Ascolta o Israele”) passaggio da Deuteronomio 6:4-9, si conclude con un’interpretazione omiletica del secondo versetto da questo passaggio (v. 5), che mostra come la recitazione rituale di apertura del trattato può servire come fonte di istruzione spirituale alla fine del trattato. La Mishna nel trattato Nazir è incorniciata da allusioni a due famosi Naziriti biblici: Sansone (Nazir 1:2) e Samuele (Nazir 9:5), che rappresentano rispettivamente esempi negativi e positivi di questa istituzione.

Molti capitoli della Mishnah sono anche incorniciati da inclusio. Nella mishnah di apertura di Taanit, Rabbi Joshua nota che la pioggia sulla festa di Sukkot non è “un segno di benedizione”, e la mishnah di chiusura del capitolo nota che la pioggia dopo il mese di Nisan è”un segno di maledizione”. Questa caratterizzazione della pioggia come modo di Dio di comunicare le Sue benedizioni e maledizioni è un tema centrale del capitolo. A volte l’inclusio si basa su un gioco di parole. Ohalot Capitolo 7 si apre con una discussione di cadavere impurità in un “nefesh atuma” (“solido monumento”)e si chiude con l’affermazione che un bambino la cui testa è emerso dal grembo materno non può essere ucciso per salvare la madre, perché “ayn dochin nefesh mipnei nefesh” (“un’anima non può essere messo da parte in favore di un altro”). L’uso della parola nefesh all’inizio e alla fine del capitolo in significati opposti, che simboleggiano rispettivamente la morte e la vita, enfatizzano l’interconnessione tra i misteri della nascita e della morte.

Esempi di inclusio si possono trovare anche nella letteratura rabbinica successiva. Tosefta Makkot Capitolo 3 si apre e si chiude con dichiarazioni riguardanti la designazione di tre città di rifugio. Omelie riguardanti Isaia 32:20 appaiono all’inizio e alla fine di tracate Bava Kamma Capitolo 1. L’omelia di apertura di Levitico Rabba 29 afferma che il destino di Adamo nel giorno della sua creazione è un segno per i suoi figli ogni anno nella stessa data, e l’omelia di chiusura di questa sezione afferma che quando Israele osserva i comandamenti di questo giorno Dio li considera come essendo stato creato di nuovo. I redattori rabbinici, seguendo le orme dei loro predecessori biblici, continuarono ad impiegare inclusio come indicatore e strumento letterario.

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